USA 2018: Diario di Viaggio – Day 18
Perché la sveglia sta suonando così presto? Siamo appena andati a letto!!
E invece non è presto per niente, sono le 8 e siamo già in ritardo sulla tabella di marcia.
Anche stamattina facciamo colazione in paradiso e in men che non si dica siamo già pronti per andare al North Premium Outlet.
E’ la nostra terza volta qui e per la prima volta ci tocca pagare il parcheggio, novità di quest’anno.
Pagare il parcheggio per un’oretta, assurdo!!
Come sempre la nostra prima tappa è Tommy Hilfiger dove, come da previsioni, ci tratteniamo dal comprare l’intero negozio.
Ci passiamo dentro più di un’ora e non ne usciamo con un sacchetto gigante soltanto a causa del limite di peso del bagaglio da stiva.
Continuiamo il nostro giro, facciamo sosta in tanti altri negozi e quando guardiamo l’orologio restiamo di sasso.
Come le 13.30? Un secondo fa erano le 10!!!
Ma non dovevamo rimanere dentro solo una o al massimo un paio di orette? Eh vabbè, allo shopping non si comanda!!
Prima di tornare in hotel passiamo anche al famosissimo banco dei pegni di Las Vegas, sono tre anni che una mia amica mi chiede una foto e non posso deluderla anche stavolta.
La fame inizia a farsi sentire quindi torniamo in hotel, mangiamo qualcosina nella saletta e poi ci prepariamo per il pomeriggio: oggi c’è la festa in piscina!!
Arriviamo, mostriamo il messaggio del PR all’ingresso, ci danno gli asciugamani ed entriamo.
Anche qui, come due anni prima a San Diego, ci sentiamo dentro un film americano.
Solo che ben presto, a differenza di San Diego, ci rendiamo conto che è un film di pessima qualità. Sembra una sfilata di moda e non c’è un centimetro libero per stendere gli asciugamani.
Anzi, il posto in realtà ci sarebbe, il problema è che è tutto prenotato per chi, spendendo fior di quattrini, prenota tavolo e beveraggio.
Vogliamo poi parlare della piscina che ha circa le dimensioni di una pozzanghera?
Facciamo un giro, ci guardiamo intorno, e ci rendiamo conto che stare nella piscina normale, a guardare e a commentare i tentativi di rimorchio, era più divertente.
Qui sono tutti pompati e con il bicchiere in mano, scene divertenti non se vedono, e ordinare qualcosa da bere è improponibile visto il costo dei drink.
“Che facciamo Luca, torniamo nella nostra bella piscina dei povery?”
“Assolutamente si, stavo aspettando che me lo dicessi!!”
Così, con buona pace del pool party, ce ne torniamo nella piscina normale dell’hotel, dove riusciamo a fare il bagno, stenderci e soprattutto ridere a crepapelle per certe scene.
Ora capisco perché il pool party dell’Aria non è tra i più rinomati, francamente non l’ho trovato così interessante.
Poi magari se sei single e parli bene inglese il discorso cambia però a noi francamente non ha detto nulla.
Così, prima di tornare in camera, decidiamo di fare un ultimo bagno e di farci riconoscere:
“Peruz, ma perchè tu non mi prendi mai in braccio in acqua come fanno tutti i ragazzi innamorati con la loro fidanzata qui intorno a noi?”
“Lo sai che non è il mio stile, se ti piace tanto prendimi in braccio tu!!”
Pensa che non abbia il coraggio di farlo forse?!
“Va bene, ogni tua richiesta è un ordine!!”
Ridendo lo prendo in braccio e lo porto in giro per tutta la piscina, con lui che mi intima di metterlo giù.
Ecco, improvvisamente siamo diventati una delle scene che ci hanno fatto divertire e scuotere la testa fino a due minuti prima… che ridere però!!
Finito il teatrino torniamo in camera e ci prepariamo per l’ultima sera. Serve che vi dica il mio grado di tristezza?
L’unica consolazione è che almeno posso affogare il dispiacere nello champagne. Dai, potrebbe anche andare peggio, no?
Stasera ci aspetta una super cena allo Javier e poi lo spettacolo alle fontane del Bellagio.
Grazie a Smartervegas abbiamo 150$ di diner credit da spendere in un ristorante dell’Aria e noi abbiamo scelto il Javier, ristorante con cucina messicana rivisitata.
Serve dire che è stata la cena migliore della vacanza?
Filetto di manzo e purè per me, New York Strip e verdure per Luca.
Il tutto annaffiato da un cocktail e un bicchiere di rosso (ormai non serve più che vi dica qual’era il mio cocktail, vero? ).
Per la prima volta negli USA ho avuto modo di assaggiare l’altrimenti carissimo filetto.
Ancora me lo sogno di notte, morbido, gustoso, dieci spanne sopra al filetto di manzo italiano.
C’è poco da fare, per me la carne negli USA ha davvero una marcia in più.
Conto totale? 154$. Ma si, 4$ per sta cena possiamo anche pagarli!!!
Soddisfattissimi andiamo a vedere lo spettacolo delle fontane, facciamo un ultimo giro sulla strip e poi torniamo all’aria con uno scopo, giocare.
O meglio, io ho uno scopo: far giocare Luca.
Sono due anni che lo sento brontolare perché, a causa dei miei programmi fittissimi, a Las Vegas non ha mai avuto il tempo di sedersi al tavolo da gioco.
Adesso siamo qui, non posso certo perdere l’occasione di zittire le sue lamentele!!!
Giriamo come matti tra i tavoli da gioco ma quelli da blackjack sono tutti occupati. Cos’è, una congiura?
Sono decisa e, quando finalmente si libera un posto, lo chiamo a gran voce, tenendolo occupato. Lui arriva ed è felice come un bambino.
Vincerà qualcosa? No.
50$ volano via velocemente ma lui è felice e pure io: finalmente è riuscito a giocare a Las Vegas!!!
E’ tardi e torniamo in camera.
Ed è proprio quando sono a letto, sola con i miei pensieri, che mi sorge una domanda, la stessa di ogni anno.
Devo proprio prenderlo quell’aereo domani?? Purtroppo la risposta è sempre uguale, si Giò, devi.