USA 2018: Diario di viaggio – Day 15
Ci svegliamo di buon ora, oggi è il 27 di agosto e sono proprio curiosa di vedere cosa ci capiterà.
Visto che la maledizione ha colpito ancora e l’Angel’s Landing è chiuso oggi facciamo un trail poco conosciuto, l’Hidden Canyon.
I poveri che non alloggiano all’interno del parco devono obbligatoriamente prendere la navetta quindi, dopo la colazione, prendiamo l’auto e parcheggiamo appena prima dell’ingresso e aspettiamo lo shuttle.
Sono da poco passate le 6.30 del mattino e in giro ci sono pochissime persone.
Saliamo sul bus e scendiamo alla fermata Weeping Rock, da dove parte il sentiero per l’Hidden Canyon. Sosta bagno e via, siamo pronti a partire per la nostra escursione.
Sarà all’altezza dell’Angel’s Landing? Francamente ne dubitiamo.
All’inizio la salita è abbastanza ripida e monotona ma proseguendo diventa via via più interessante, finche non arriviamo al punto forte del sentiero, un bellissimo percorso a strapiombo in cui tenersi alle catenelle è estremamente consigliato.
Da qui è tutto un crescendo finchè non si arriva al Canyon vero e proprio: letteralmente un percorso ad ostacoli dove ci si alza, ci si abbassa e si scavalca qualcosa di continuo.
Ed qui che, mentre tento molto faticosamente di arrampicarmi su un masso enorme, conosciamo i nostri nuovi amici americani.
Vedendomi in difficoltà due signori, qualche metro più avanti, decidono di tornare indietro ed aiutarmi, tirandomi su praticamente di peso.
Ecco cosa succede quando non sei un peso piuma, servono addirittura due persone per tirarti su
Battute a parte…Ma quanto sono gentili questi americani? Io li adoro!!
I due signori non sono da soli ma con un’allegra combricola di 4/5 persone che, come noi, hanno voluto partire presto per non trovare affollamento sul sentiero.
La loro compagnia è molto piacevole e percorriamo praticamente tutto il canyon insieme, scambiando qualche chiacchiera e facendoci un sacco di foto a vicenda.
Arrivati al termine del trail quasi ci dispiace tornare sui nostri passi, Hidden Canyon ha superato ogni previsione e non ci ha fatto rimpiangere il mancato Angel’s Landing.
Tutto però ha una fine e, visto che non possiamo restare a Zion per sempre, facciamo dietrofront e ripercorriamo al contrario il canyon per uscire di nuovo sul sentiero esposto di prima.
Qui cadiamo vittime del nuovo hobby di uno degli americani conosciuti poco prima: scattarci foto.
Il tizio ci dice che siamo una coppia davvero fotogenica e farci foto è un piacere quindi, ogni 50 metri, mi chiede la macchinetta per poter fare qualche scatto.
Serve che vi dica il grado di felicità di Luca “mister adoro essere fotografato” o la immaginate da soli?
Resistiamo per un po’, poi decidiamo che è arrivato il momento di porre fine al nostro servizio fotografico accelerando il passo e salutando i nostri amici.
Loro ci augurano buon viaggio e ci ringraziano per il tempo trascorso insieme.
Ok, lo so, sono ripetitiva ma non ci posso fare nulla…io AMO gli americani, il loro modo di fare e la gentilezza che riservano a tutti.
Senza fermarci ogni 50 metri arriviamo giù velocemente, riprendiamo lo shuttle e andiamo allo Zion lodge.
Per noi è’ ora di pranzo, non importa se è soltanto metà mattina: Hot Dog per me e mega gelato per Luca. Ah, che benessere qui allo Zion Lodge!!!
Dovremmo andare via ma siamo in anticipo sulla tabella di marcia quindi convinco Luca a fare un ultimo piccolo trail, le Lower Emerald Pool.
Lui non ne ha voglia ma, dopo i primi 100 metri di sbuffi, si mette l’anima in pace e mi segue.
Il trail è breve e affollato ma molto carino, talmente carino che alla fine Luca ha ammesso “Dai, stavolta avevi ragione Giò, è stata una bella passeggiata!!”.
Dai Luca no, non far piovere per favore, dobbiamo andare al Grand Canyon!!
Eh si, purtroppo è arrivata l’ora di lasciare il parco e, oggi come due anni fa, ci piange il cuore.
Nota di servizio: il giorno dopo Hidden Canyon è stato chiuso, a causa di un crollo 9 escursionisti sono rimasti intrappolati nel Canyon e sono stati tratti in salvo dopo ore dall’elicottero. Quando si dice…l’abbiamo scampata per un pelo!!
Zion è meraviglioso ma, pensando alla nostra prossima meta, siamo un po’ meno tristi, il Grand Canyon North Rim ci aspetta.
Uscendo ripercorriamo la splendida UT9 e, anche se non è la prima volta, ne restiamo affascinati.
L’emozione però dura poco visto che, poco dopo l’uscita dal parco, Luca inizia a sbadigliare e mi chiede di dargli il cambio.
Prima ammette che aveva torto e io ragione, ora mi chiede il cambio al volante…altro che piovere, questo vuole far nevicare al Grand Canyon!!
Lui si fa un sonnellino, io seguo il navigatore, e ben presto arriviamo a Fredonia, che si rivela una delle cittadine più desolanti del west.
D’altronde che altro ci si può aspettare da una cittadina che si chiama proprio Fredonia?
Luca riprende il volante ma la strada da Fredonia al North rim è talmente lunga e noiosa che per poco non si riaddormenta di nuovo.
Quando vediamo da lontano il casello di entrata al parco ci sembra quasi un miraggio: ce l’abbiamo fatta!!
La bandiera è stranamente a mezz’asta e noi iniziamo a chiederci cosa sia successo, facendo le ipotesi più assurde.
“Secondo me è mezz’asta perché è il 27 agosto”
“ Sicuramente, l’hanno messa mezz’asta perchè sapevano del nostro arrivo!”
“Ovvio, 27 agosto + giò e peruz equivale sicuramente a qualche disastro, gli americani ormai lo sanno e hanno messo la bandiera a mezz’asta per annunciare il nostro arrivo.”
Siamo piegati in due dalle risate ma quando arriviamo davanti al ranger indossiamo la nostra migliore maschera da persone serie e chiediamo il perché della bandiera a mezz’asta.
Lui ci spiega che è morto un senatore molto caro agli americani e per questo, in tutti gli Stati Uniti, è lutto nazionale.
Visto Luca che noi e il 27 agosto non centravamo nulla?
Lui ammette che aveva torto ma ribatte: “Ok, noi non centriamo ma certo è che questi americani sono proprio strani…. Mettono la bandiera a mezz’asta perché è morto un politico, in Italia la alzerebbero doppia!!”
Cosi’, tra una risata e l’altra, inizia la nostra visita al Grand Canyon north rim.
Il parco ha riaperto da poco, nelle settimane precedenti purtroppo è stato vittima di numerosi incedi ma per fortuna l’emergenza è rientrata e gli incendi sono stati domati.
Per fortuna direi, cosa ci saremmo persi sennò!!
Il parco è tutto per noi, c’è pochissima gente e l’emozione di essere di nuovo qui, al cospetto di sua maestà, è grandissima.
Il Grand Canyon è il mio parco preferito, l’ultimo posto che vorrei vedere se dovessi morire domani. Ok, forse sono un po’ tragica, ma era per farvi capire quanto ne sono innamorata.
Visitiamo tutti i punti panoramici, arrivando sia a Point Imperial che a Cape Royal.
La vista è meravigliosa e l’essere quasi soli da a tutto un valore aggiunto: questo North rim merita davvero!!
Si sta facendo tardi ed è arrivato il momento di andare a fare il check in. Ci vengono date le chiavi della nostra queen room e veniamo mandati in….. Siberia.
La nostra camera è distantissima dal corpo principale del lodge, al punto che scherzando ci diciamo che probabilmente la nostra stanza è più vicina a Zion che al rim.
La camera comunque è carina, pulita, e la più economica del lodge. Ecco, ancora una volta, quello che succede quando si è poveri!!
Doccia e via, un giretto al Bright Angel point e poi siamo pronti per l’aperitivo al tramonto sugli sdrai del lodge.
Sono al Grand Canyon, al tramonto, con un margarita fantasmagorico in mano….perchè non si può fermare il tempo??
La bistecca però non aspetta quindi, appena finito il tramonto, entriamo al ristorante, dove ci aspetta il nostro tavolo.
Se ve lo state chiedendo si, era tutto calcolato…la mia malattia è arrivata al punto che prenoto le cene a seconda degli orari del tramonto
Sono irrecuperabile?! Mi sa di si!!
La cena è fantastica e anche il secondo margarita è talmente buono che mi devo trattenere per non ordinarne un terzo.
Luca invece si ordina un Chardonnay e me lo fa assaggiare.
“Peruz, ma questo Chardonnay è buonissimo!!”
“E da quando tu sei così esperta di Chardonnay?!”
“Lo sai che mi piace, quando eravamo a Parigi l’ho sempre bevuto, solo che tu non ricordi perchè eri moribondo con la febbre!!”
“Eh si Giò, adesso non è che perchè l’hai bevuto 3 volte sei diventata una Chardommelier!!!”
“Una cosa?!
“Una Chardommelier, un’esperta di chardonnay!!!!”
Alzo gli occhi al cielo e tento di non ridere ma l’impresa è ardua.
Quanto si sta bene qua?!
Torniamo in camera saltellando dalla felicità (in senso figurato ovviamente ) e siamo talmente contenti che il percorso per arrivare in Siberia ci sembra perfino corto.