USA 2018: Diario di viaggio – Day 8
Ci svegliamo, ci vestiamo, e apriamo la porta della stanza per andare a fare colazione. Ti prego, ti prego ti prego, fa che non ci sia la foschia di ieri!
E invece le mie preghiere non vengono ascoltate.
La nebbiolina avvolge tutto, anche il mio umore che inizia a diventare nero. Ma perché c’è sta roba? Si vede che c’è il sole ma sta nebbia smorza tutti i colori rendendoli completamente anonimi.
Io voglio vedere il bellissimo cielo blu americano, perché non me lo permetti maledetta nebbiaccia?
Oggi abbiamo in programma la Devils Tower, Deadwood e le Black Hills, ci toccherà vedere tutto con la foschia?
Vabbè, non pensiamoci.
Riempita la pancia partiamo e, in men che non si dica, arriviamo alla Devils Tower.
Prima dell’ingresso ci sono dei lavori ma aspettiamo giusto 5 minuti e siamo dentro. Decidiamo di fare il breve trail alla base della torre, mezz’oretta di piacevole passeggiata.
Ci sono un paio di bus ma fortunatamente i passeggeri hanno i minuti contati, un paio di foto alla torre e via, di nuovo in bus, di fare il trail non se ne parla.
No, non sarebbe decisamente cosa per noi.
La foschia smorza i colori ma la Devils Tower è comunque molto bella. Bello è anche vedere i coraggiosi intenti a fare arrampicata.
Ma chi gliel’ha fatto fare? Aiuto!!
Finita la passeggiata risaliamo in macchina e vediamo la lunga fila di auto in attesa per entrare. Facciamo due conti e i poveretti in fondo alla fila dovranno aspettare quasi un’ora.
Ed è a questo punto che Luca mi stupisce.
Mi dice che sono insuperabile, non avessi messo la visita la mattina presto adesso dovremmo star li ad aspettare un’ora e invece, per merito mio, noi siamo entrati in 5 minuti.
Sei proprio brava a fare gli itinerari Giò!
Io, che sto bevendo, per poco non soffoco. Luca che mi fa un complimento? Cosa sta succedendo? Vuole far piovere? No eh, domani dobbiamo andare al Rushmore!!
Il mio umore improvvisamente migliora e quasi non mi ricordo più della foschia.
A Deadwood parcheggiamo nel comodissimo parcheggio pubblico proprio nella via principale, 3 dollari ben spesi.
Scendiamo dalla macchina e andiamo a mangiare, un ottimo Hotdog nell’unico locale con tavolini all’aperto.
Facciamo un giretto e, anche se infondo la cittadina non è nulla di che, c’è una bella atmosfera e siamo contenti di aver investito un’ora del nostro tempo per visitarla.
Ma adesso su, è il momento di andare alle Black Hills.
Per prima cosa andiamo a vedere il Cazy Horse Memorial, rigorosamente dalla strada, non abbiamo alcuna intenzione di farci spennare dagli indiani pagando il carissimo biglietto d’ingresso.
Poi ci rimettiamo in marcia e, pagati i 20 dollari di ingresso al Custer State Park, parcheggiamo al Silvan Lake.
Così, a primo impatto e con questa nebbiolina, non ci dice granchè. Decidiamo di fare il giro del lago comunque, sia mai che cambiamo idea.
Metro dopo metro la nostra opinione su questo lago cambia completamente.
E’ davvero bellissimo, le rocce che lo circondano lo rendono un lago completamente diverso da qualsiasi altro lago mai visto e, l’ora di passeggiata, vola via alla velocità della luce.
Prima di ripartire facciamo un veloce giretto al general store e Luca compra un piccolo bufalo completamente in legno.
A proposito…dove sono finiti i bufali? Come mai non ne abbiamo ancora visto uno? Di solito tutti li vedono nelle Black Hills.
Dai, sicuramente li incontreremo sulle strade che faremo ora, la Needles Highway (87) e la Iron Mountain Road (16).
Che dire…queste strade sono una meglio dell’altra.
I tunnel scavati nella roccia sono incredibili, l’uomo qui si è davvero superato creando questi serpentoni d’asfalto in mezzo a un tale contesto naturale.
Sarebbe tutto perfetto se la nostra velocità di crociera non si attestasse sui 30 kilometri orari.
Come sapete, il signor Shumacher accanto a me, mal sopporta chi va troppo piano e inizia ad innervosirsi.
Nel frattempo ancora nessun Bufalo, dove si saranno nascosti?
Luca, esasperato, mi dice che probabilmente non vediamo i bufali perché vanno più veloci di noi e non riusciamo a raggiungerli.
Fortunatamente riusciamo a liberarci delle lumache davanti a noi e ad arrivare al tunnel con la vista sui presidenti senza nessuno davanti.
Purtroppo però c’è molta foschia e quasi non si vedono.
Vi ho già detto che odio questa nebbia?
Luca, passato il tunnel, mi chiede i nomi dei 4 presidenti. Io ne dico 3 e mi blocco… oddio ho un lapsus, qual è il quarto? A lui non par vero e inizia a prendermi in giro.
“Come può un’appassionata di America come te non sapere il nome del quarto presidente? Non ti vergogni?”
Io non mi infastidisco, un lapsus può capitare a tutti, e chiedo a lui il nome del 4 presidente visto che fa tanto il professore.
Lui tenta di sviare il discorso ma dopo un pò è costretto a confessare.
“Ok, lo ammetto, non lo so. L’unica cosa che so è che è morto.“
Ma davvero? E io che pensavo di vedere la faccia di Trump sulla montagna
Tra una risata e l’altra arriviamo in Hotel a Keystone, cittadina bruttina ma molto comoda per andare a vedere la cerimonia serale al Rushmore che si trova a meno di 10 minuti di auto.
L’hotel è il Rooselvelt inn e quando entriamo in camera siamo stupefatti. La camera è enorme, bellissima e nuovissima.
Mangiamo e ci prepariamo per la cerimonia delle 20, una delle cose che aspettavo di più.
Dopo aver pagato i 10$ di ingresso parcheggiamo, ammiriamo un pò il Mount Rushmore e poi ci accomodiamo sulle gradinate.
Dopo poco la cerimonia ha inizio.
Un ranger ci racconta la sua storia, la storia di come una persona che non sapeva cosa fare della propria vita, abbia trovato la sua vocazione grazie a un videogioco ambientato a Zion.
Ci dice che non importa quanto si è vecchi o quanti ostacoli bisogna superare, non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni.
Il discorso è commuovente e, quando poi parte anche il filmato e l’inno americano, non riesco proprio a trattenere la lacrimuccia.
Ma quanto sono fortunata a poter essere qui? Quanto amo questo paese che non è nemmeno il mio?
Luca mi vede e fa un sorrisetto malefico, lui queste cose non le capisce.
Vabbè, anche se mi ha scoperta non importa, questo è stato uno dei momenti più belli del viaggio e resterà per sempre impresso nella mia mente come una delle serate più emozionanti che io abbia mai vissuto.
Dopo qualche foto, con gli occhi ancora lucidi, ce ne torniamo in hotel. A Luca aspetta una tranquillissima nottata di sonno……