Visita alla Diga del Vajont, tutte le informazioni pratiche
La visita alla Diga del Vajont mette i brividi: mentre sei li che la guardi sembra quasi di poter percepire tutte le 1917 vittime del disastro.
Un disastro annunciato, dovuto a imperdonabili errori umani, una disgrazia talmente grande da essere finita sui libri di storia.
Per questo qualche mese fa, visitando la diga, mi sono emozionata. E pensate che non era nemmeno la mia prima volta alla Diga del Vajont, ci ero già stata anni prima visitando anche il coronamento.
Questa volta invece la visita alla Diga del Vajont è stata superficiale, non programmata e forse per questo ancora più emozionante.
Ci siamo infatti fermati un pò per caso dopo una giornata in Friuli Venezia Giulia alla scoperta della Sorgente del Gorgazzo e del Lago di Barcis.
Al ritorno abbiamo deciso di tornare a casa via Longarone, passando per la Diga del Vajont e approfittandone anche per vedere i vicinissimi borghi di Erto e Casso.
Pochi sanno infatti che non fu solo Longarone ad essere colpita dalla disgrazia ma anche altri paesini nei pressi della diga.
Qualche numero?
Quando il Monte Toc franò sollevò un’onda di 50 milioni di metri cubi con uno spostamento d’aria pari a quello creato dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima.
Le vittime furono 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 in altri comuni.
Numeri davvero da brividi.
Diga del Vajont, dove si trova?
La diga del Vajont si trova in Friuli Venezia Giulia, in provincia di Pordenone.
Longarone invece, il paese maggiormente colpito dalla tragedia, è in Veneto. Il confine tra le due regioni si trova subito dopo la diga.
Diga del Vajont, la storia in breve
Dovessi raccontarvi tutta la storia nel dettaglio probabilmente scriverei troppo e finirei per annoiarvi.
Per questo tenterò di riassumerla il più possibile, dandovi al contempo un infarinatura generale sulla storia della Diga del Vajont e sul disastro che purtroppo l’ha resa famosa.
Che ne dite, iniziamo?
La Diga del Vajont, che al tempo è la diga a doppio arco più alta del mondo, è costruita tra il 1957 e il 1960.
Lo scopo della diga è ottenere energia idroelettrica e fungere da serbatoio idrico di regolazione stagionale per le acque dei fiumi e dei torrenti della zona, tra cui il fiume Piave.
Un progetto ambizioso ma studiato poco e volto completamente al profitto, che non tiene conto del rischio idrogeologico della zona, una zona che si rivela completamente inadatta ad un’opera di tale portata.
Purtroppo la verità viene agli occhi di tutti troppo tardi, quando la sera del 9 ottobre 1963 dal Monte Toc si stacca un’enorme frana che invade il bacino idroelettrico del Vajont.
La frana è devastante: le acque nel bacino superano la diga e si formano due grandi ondate che portano desolazione e morte in tutta la zona circostante.
1917 persone muoiono quella sera. 1917 vittime dovute a errori umani e sete di denaro.
Dopo anni di processi infatti le cause della tragedia sono ricondotte ai dirigenti e progettisti della SADE, ente gestore dell’opera fino alla nazionalizzazione, che nascosero la non idoneità dei versanti del bacino a rischio idrogeologico.
I borghi maggiormente colpiti dalla tragedia
I borghi colpiti dalla tragedia del 9 ottobre 1963 furono diversi ma i più noti sono tre, quelli di Longarone, Erto e Casso.
Erto
Erto è stato toccata dal disastro della diga solo parzialmente, nella sua parte inferiore.
Il borgo è stato ricostruito, mantenendo intatta la parte vecchia formata da case in pietra per la maggior parte disabitate.
Non solo disabitate ma anche pericolanti, a ricordare un passato che non è possibile dimenticare, come testimonia il centro visite situato nelle ex-scuole elementari del paese.
Casso
Se Erto è stata toccata solo parzialmente Casso purtroppo non è stata altrettanto fortunata.
Casso infatti, trovandosi soli pochi chilometri più in alto della Diga del Vajont, è stata colpita più duramente, venendo quasi abbandonata dopo la tragedia.
Tutt’ora ha pochissimi abitanti e visitandola potrete ancora vedere degli edifici precedenti il disastro del 1963, tanto che è stata dichiarata Monumento Nazionale.
Longarone
Longarone è stato il paese più colpito dal disastro, quasi raso al suolo dalla forza dell’acqua .
Anno dopo anno è stato ricostruito ma ancor oggi il paesino non dimentica quanto accaduto.
Proprio a Longarone infatti si trovano il Museo Longarone Vajont (inaugurato nel 2009) e la Chiesa monumentale Vajont, dedicata alle vittime del disastro.
Fortunatamente oggi Longarone non non è nota solo per gli avvenimenti del 9 ottobre 1963 ma anche per essere la capitale del gelato.
Visita alla diga del Vajont, tutte le informazioni utili
La visita alla diga del Vajont è emozionante, in qualsiasi modo decidiate di vivere l’esperienza.
Potete guardarla da lontano, senza nemmeno fermarvi, arrivando dal Friuli Venezia Giulia.
Potete parcheggiare in uno dei parcheggi a pagamento al costo di 2 euro all’ora o 5 euro giornalieri, visitare la chiesetta commemorativa e ammirare la diga da vicino, vicinissimo.
Potrete anche percorrere, con una visita guidata molto emozionante, il coronamento.
Non solo, è possibile visitare anche i paesi vicini come i borghi di Erto e Casso.
Vi avverto però, qualsiasi cosa sceglierete di fare nei pressi della diga avrete quasi la sensazione che qualcosa vi guardi dall’alto.
E’ il monte TOC, con il suo pendio liscio, liscissimo.
Proprio da quel pendio si staccò la frana che causò così tanta morte e distruzione.
Il nome stesso del monte sembra col senno del poi essere un lugubre presagio. In dialetto friulano infatti TOC significa marcio.
Visita al Centro Visite di Erto e Casso
Il Centro Visite di Erto e Casso si trova nel paese di Erto, nell’edificio delle ex-scuole elementari del paese.
L’interessante centro di documentazione è diviso in due sezioni:
La prima ospita una raccolta di foto d’epoca che conduce alla scoperta di tradizioni, usi e costumi degli abitanti del Vajont prima della tragedia del 9 ottobre 1963 quando la frana si staccò dal monte Toc.
La seconda invece è uno spazio della memoria completo di tabelle, grafici e plastici che descrive dettagliatamente l’intera vicenda, dalla progettazione del bacino idroelettrico del “grande Vajont” fino al processo con cui sono stati individuati i colpevoli.
E’ presente inoltre una saletta multimediale dove osservare filmati e ricostruzioni grafiche della catastrofe.
Cliccando qui trovate tutti gli orari di apertura.
Visita al coronamento della diga del Vajont
Le visite al momento sono sospese ma si spera ripartiranno presto.
Si tratta di escursioni a piedi lungo il percorso del coronamento della diga, accompagnati da una guida che fornisce spiegazioni e assistenza.
L’obbiettivo è quello di far conoscere la storia della diga del Vajont, partendo dal passato ed arrivando fino al presente, analizzando tutti gli eventi che ne hanno segnato la tragica storia.
Ci sono due tipologie di visita alla Diga del Vajont, una breve ed una lunga.
- Visita guidata breve: si visita il solo coronamento con una durata totale di 50 minuti di cui 30 sul coronamento.
- Visita guidata lunga: si visitano coronamento e dintorni e la durata è di circa 3 ore, di cui 30 minuti sul coronamento.
Il coronamento è visitabile soltanto con una visita guidata ed è impossibile fare i furbi in quanto l’accesso è chiuso con porte di acciaio e lucchetti.
Le visite partono dalla bellissima chiesetta commemorativa e i biglietti si possono trovare su vivaticket a pochi euro.
Ne vale la pena?
Assolutamente si, si tratta di una visita davvero emozionante che vi consiglio di non perdere se siete nei dintorni.
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