USA 2017: Diario di viaggio – Day 9
Stamattina ci alziamo con più calma, prepariamo i bagagli e andiamo a fare colazione nella piccola sala preposta accanto alla reception.
Ci accoglie il nostro caro vecchietto che ci prega di prendere posto e allegramente se ne va in giro per la sala in calzini, canottiera e pantaloncini corti.
Ma come fa?!
Noi indossiamo il nostro caldo pail e stiamo benissimo così.
Con la pancia piena carichiamo le valige, facciamo il check out e andiamo a restituire le chiavi della Wrangler.
Che tristezza dover restituire la Jeep, un’altra giornata qui ci sarebbe stata tutta, magari facendo qualche altro sterrato per raggiungere Telluride dall’altro lato della montagna.
Vabbè, aggiungiamo un altro posto all’ormai lunghissima lista di luoghi in cui dobbiamo per forza tornare.
Purtroppo, al posto della signora di 2 giorni prima, troviamo una giovincella a cui non possiamo raccontare la nostra impresa quindi, sotto un cielo OVVIAMENTE nuvoloso partiamo alla volta del Black Canyon of the Gunnison.
Fortunatamente (per me) oggi incontreremo le ultime nuvole della vacanza, da domani in poi il sole non ci abbandonerà quasi più!
Dopo un oretta e mezza raggiungiamo il Black Canyon. E’ obbiettivamente molto scenografico quindi non posso che consigliarlo come tappa intermedia tra Ouray e Moab.
La visita si svolge fermandosi con la macchina nei Viewpoint e facendo non più di 300 metri a piedi per affacciarci sul bordo del Canyon.
E’ quindi fattibilissima per chiunque, anche per noi che stamattina inspiegabilmente siamo a corto di energie e quei 300 metri ci sembrano i 42 km della maratona di New York.
Che sia colpa del tempo grigio?! Meno male che almeno il cielo è azzurro all’orizzonte e questo mi fa ben sperare per le prossime tappe della giornata.
Una volta usciti facciamo un pit stop al wallmart e poi imbocchiamo la strada che ci porterà al Colorado National Monument.
Qui entriamo da Gran Junction e usciamo da Fruita in modo da avere tutti i punti panoramici dal nostro lato della strada.
L’impresa però, viste le nostre condizioni di grande vitalità unite alla monotonia della strada, è arrivare all’ingresso del National Monument senza prender sonno.
Luca è preso peggio di me e, quando gli chiedo se vuole che lo sostituisca alla guida, incredibilmente mi dice subito di si e ne è felice.
Eh no eh, è appena uscito il sole, non può far piovere di nuovo!!
Facciamo cambio di posto e, per la prima volta da quando lo conosco, prende sonno esattamente un secondo dopo essere salito sul sedile passeggero.
Dopo un po’, come facilmente accade quando uno ti ronfa accanto, il sonno viene anche a me quindi, dopo avergli dato il tempo di riposarsi un po’, lo sveglio e propongo di chiamare a casa per rimanere svegli.
La chiamata ci permette di arrivare all’ingresso del Colorado National Monument sani e salvi. Qui mangiamo nell’area picnic, ci sgranchiamo le gambe ed iniziamo a stare molto meglio.
Siamo riusciti ad arrivare fin qui senza schiantarci, missione del giorno compiuta!
Rigenerati dal pranzo iniziamo la nostra visita.
E’ tutto tranquillo finchè vediamo dei segnali di pericolo con la scritta BUMP.
In teoria dovrebbero esserci dei dossi ma io non ne vedo, dove sono finiti questi bump?! Ad un certo punto ne incontriamo uno talmente basso che dico a Luca che gli americani non sanno proprio cos’è un Bump, io quando salto la corda vado più in alto di questo qua.
Non faccio in tempo a finire la frase che per poco non vengo eiettata fuori dal tettuccio della macchina.
Luca per dare retta a me non ha visto il vero bump e non ha rallentato,ben mi sta, così imparo a sottovalutare i bump americani!
La visita prosegue ed è tutto molto bello, ci mancano solo un paio di punti panoramici quando accade il dramma: io e Luca litighiamo di brutto.
Com’è possibile che succeda proprio ora che siamo nel bel mezzo di una visita così interessante?!
E’ possibile visto che, per imitare un paio di Americani, Luca ha la brillante idea di andare a vedere l’ultimo viewpoint lasciando la macchina accesa.
Io me ne accorgo e gli domando se è è impazzito: “Ma che cavolo fai?! Cosa ti sei fumato??? Li dentro ci sono tutte le valigie, che facciamo poi se ci rubano la macchina???? Spegnila SUBITO!!”
Lui mi risponde che sono sempre la solita esagerata, che lo fanno tutti e che ogni volta che spegniamo la macchina poi è un caldo assurdo, così invece resta bello fresco.
Ma certo, cosa importa se ci fregano la macchina, l’importante è che resti bello fresco!!
Lui si arrabbia perché non capisce perché non voglio lasciarglielo fare, io mi arrabbio perché è una cosa rischiosa e senza senso e così passiamo la successiva mezz’ora arrabbiati e senza rivolgerci la parola, tranne per dirgli di fermarci a questo viewpoint.
Risalgo in macchina e sembra di essere finiti al circolo polare artico vista l’aria glaciale che si respira all’interno.
Meno male che a stare arrabbiati più di tanto non ci riusciamo quindi dopo un po’ ci sciogliamo e tra noi torna il sereno.
Solo tra noi però perché il tempo è tornato di nuovo nuvoloso ed entriamo nello Utah sotto questo cielo grigio.
Ma come, a Moab hanno messo sole!! Perché c’è ancora questo tempo osceno?! Ormai non sopporto più le nuvole.
Finalmente arriviamo alla deviazione con la UT 128 ed il cielo inizia ad aprirsi, la strada è meravigliosa e varrebbe la pena anche se ci si dovesse andare apposta e non si fosse di passaggio come noi.
Dopo un bel po’ di foto arriviamo nella ridente Moab, un paesino molto turistico ma che a noi è piaciuto tanto.
Qui abbiamo 3 pernotti e finalmente riusciamo a non cambiare stanza per 3 notti di fila, ci sembra un sogno!
Arriviamo all’hotel, disfiamo i bagagli e inizia a pioviginare, 2 gocce di numero ma che ci regalano un bel doppio arcobaleno che Luca va addirittura a fotografare.
Dopo il meritato relax andiamo a mangiare al Moab Diner dove ceniamo in compagnia dei soliti pinguini americani, il cibo non è malaccio e i prezzi sono bassi ma si gela.
Basta, domani cascasse il mondo mangiamo all’aperto, siamo stanchi di questa maledetta aria condizionata onnipresente!
Sono quasi le 21, facciamo un giro in centro e notiamo l’ insegna luminosa del Moab Turistic center. Offrono 3 ore di tour guidato su una di quelle macchinine da sterrato che tanto ci piacerebbe provare.
Che facciamo? Dai, entriamo a vedere… ecco, le ultime parole famose.
Ovviamente non resistiamo e facciamo la pazzia. Hell Revenge al tramonto, ci assicurano una guida per massimo 4 autovetture. Usciamo dall’ufficio e loro chiudono, appena in tempo!
E’ ora di andare a letto a recuperare le forze, domani mattina la prima tappa è il Delicate Arch e sappiamo già che non sarà una passeggiata.
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