Viaggiare non è mai abbastanza.

USA 2017: Diario di viaggio – Day 1

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La Sveglia è impostata ad orari disumani ma, come ogni volta che devo prendere un aereo ed andare negli USA, io sono sveglia ben prima che suoni.

Quando la sento suonare esulto: finalmente ci alziamo, finalmente si parte!!

Ci prepariamo e mio papà ci porta a Venezia a prendere l’aereo che via Londra ci porterà di nuovo a Los Angeles.

Al banco facciamo il check in con British e proviamo a fare anche quello per la seconda tratta, operata da Virgin Atlantic.

Purtroppo però non c’è verso, dovremo farlo per forza a Londra.

Fantastico, con ogni probabilità saremo in fondo all’aereo. Come farò a scattare e superare tutti per essere tra i primi all’immigrazione?!

Accidenti, questa proprio non ci voleva.

Saliamo sull’aereo e, ancor prima di rendercene conto, arriviamo a Londra.

 

Heathrow USA

 

Prendiamo il bus e cambiamo terminal, operazione abbastanza veloce.

Qui finalmente facciamo il check in con la Virgin e come previsto siamo in fondo all’aereo, nella fila centrale.

Non c’è modo di scattare e, visto che non abbiamo le ali, all’arrivo a Los Angeles sicuramente scenderemo dall’aereo quasi per ultimi.

Il volo è infinito, l’intrattenimento abbastanza pessimo, ci sono pochi film e nessuno in Italiano.

In pratica in 11 ore di volo trovo solo 2 film meritevoli, la la land con Ryan Gosling e un altro, entrambi già visti.

Il resto del tempo non passa più visto che non riesco a dormire.

Devo pur combinare qualcosa per movimentare un po’ questo volo così monotono, no?!

Ad un paio d’ore dalla destinazione le assistenti, sempre presenti e gentili, ci portano la merenda, snack e patatine.

Provo ad aprire le patatine in modo normale ma sembrano sigillate con la colla quindi cosa vado a pensare?!

Ma si, l’unico modo per aprirle è comprimere il sacchetto fino a farlo scoppiare……. Boom!!

Il sacchetto esplode e le patatine, invece di venire da me, volano un po’ ovunque e in faccia a Luca che prima rimane basito, poi me le rilancia addosso.

Io mi guardo intorno controllando che nessuno abbia visto la scena ma visto che nessuno sta ridendo evidentemente solo Luca ha avuto questa fortuna. :4_joy:

Arriviamo puntualissimi, scendiamo di corsa e incredibilmente troviamo pochissima coda.

Caspita, questo terminal 2 è tutta un’altra cosa rispetto al Bradley International.

Le valige arrivano subito, il bus Alamo anche, ma dobbiamo fare i conti con il traffico e ci mettiamo un sacco ad arrivare all’autonoleggio.

Quando finalmente scendiamo dal bus io vedo passare accanto a me una grand cherokee, la macchina tanto sognata per questo on the road.

La seguo con lo sguardo e la vedo uscire dal cancello.

Nel frattempo anche da girata continuo a camminare, non si può perdere tempo!!

Ed è qui che, come una scema, mi schianto di cattiveria contro una specie di panchina bassa.

Mi faccio un male assurdo ma il mio dolce fidanzato, invece di consolarmi, ride come un matto e mi dice che così imparo a svegliarmi.

Ed ha pure ragione, ma questo meglio non dirglielo, altrimenti si monta la testa!!

Io sono dolorante ma continuiamo ad avanzare (abbiamo lo skip the counter) finchè non vediamo 2 jeep gran cherokee full optional.

Sembra un sogno, è troppo bello per essere vero!

Finchè Luca carica i bagagli sulla jeep bianca io vado a chiedere le chiavi all’addetta.

Ed è qui che accade il “dramma”.

Guarda il mio foglio e mi dice che non possiamo prendere quelle macchine, che sono riservate per chi ha acquistato il noleggio con il navigatore, che noi dobbiamo scegliere dall’altra fila.

Provo a convincerla ma niente da fare, Luca deve tirare giù tutti bagagli e mi chiede se può tirarle addosso una valigia.

Io gli dico di usare la mia, viste le dimensioni è l’’unica che può provocarle un tale trauma da farla rinsavire e darci la nostra grand cherokee.

Per fortuna dopo qualche secondo la ragione ha la meglio e ritorniamo ad essere persone civili, abbandonando l’idea del lancio della valigia.

Mesti mesti andiamo nell’altra fila ed ovviamente non c’è nemmeno l’ombra di una macchina decente.

Ci sono solo due 4×4, una chevrolet abnorme ed una Hunday Santa Fe.

Luca è molto indeciso perché quella gigante è un po’ più alta ma è davvero troppo ingombrante e pure bruttarella.

Nel frattempo, zoppicando nel parcheggio, provo a chiedere ad ogni addetto presente se hanno qualche grand cherokee nascosta da qualche parte.

Niente da fare finchè un signorotto ci dice che ce la va a prendere lui.

Ci illudiamo ma dopo mezz’ora torna e ci dice che sono tutte prenotate per i noleggi con navigatore.

Bene, abbiamo perso mezz’ora e siamo ancora qui, meglio muoversi a scegliere.

Alla fine, visto che la macchina devo guidarla pure io e non ho la patente del camion, decidiamo per la Hunday Santa fe.

Si rivelerà una compagna di viaggio incredibile, talmente tanto che ancora ci chiediamo come abbia fatto a tornare intatta all’autonoleggio dopo certi percorsi.

In uscita da Los Angeles troviamo traffico ma nulla di impossibile e in un ora e mezza siamo ad Ontario.

Qui, dopo il check in, andiamo a vedere alla Alamo dell’aereoporto se hanno una Jeep ma niente di fatto.

Ormai stanchissimi ci rechiamo al wallmart a fare la spesa e riusciamo nell’impresa a tempo di record: 20 minuti e siamo fuori, altro che l’ora e mezza dell’anno scorso, ormai siamo espertissimi.

Non troviamo però il frighetto di polistirolo che decidiamo di acquistare l’indomani.

Siamo 2 zombie che si aggirano per le corsie del supermercato, forse è meglio andare a dormire.

Torniamo all’hotel, l’ontario airport inn, mangiamo uno snack, medico la ferita della mia gamba e ci prepariamo per andare a letto.

Non prima di prendere la melatonina però!

Quest’anno mi sono premunita, non ho nessuna intenzione di svegliami alle 4 domani mattina, stavolta mi sono fatta furba, il fuso non mi fregherà………………!!

A domani USA!

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